Buonvicino è un grazioso paese collinare dell'alto tirreno cosentino.
Il centro storico si trova su una parte alta del territorio e domina una verde campagna,
adagiata su colline e suddivisa in varie contrade, che arriva quasi a toccare il mare.
Passeggiando fra gli stretti vicoli tangibile è la sensazione dell'appartenenza.
Essere di Buonvicino significa far parte di una grande famiglia (con i suoi pro e contro).
La storia di Buonvicino affonda le sue radici nella Grecia (i primi villaggi abitati sono stati Salvato, Tripidone e poi Trigiano, di origine latina), fu luogo conosciuto dai Romani (la vallata del
fiume Corvino era l'unica arteria naturale che collegava l'alto Tirreno con la Calabria Citeriore), il paese nacque e crebbe all'ombra di un monastero da cui assorbì il senso di carità. Con l'avvento della dominazione degli Aragonesi sull'Italia meridionale, subentrata a quella Normanna, ha vissuto momenti bui sotto il dominio dei signorotti locali: il popolo esasperato è arrivato alla rivolta sanguinosa contro i De Paola (il barone venne decapitato, tutti i maschi della famiglia trucidati). Nel 1812 Buonvicino è diventato comune per decreto dell'Impero Borbonico.
Buonvicino è un paese evocativo, capace di regalare la suggestione dei presepi.
Fascino intrinseco alla struttura del centro storico, dove le vecchie case sono addossate
le une alle altre, quasi a rimarcare il legame fra le famiglie che le abitano.
Legame di sangue, legame di un comune passato.
A Buonvicino risuona un'antica eco mistica.
In effetti i presupposti per la edificazione del paese sono strettamente connessi alla
costruzione del monastero basiliano di Santa Maria del Padre, determinante per la nascita del primo nucleo abitativo in località "Castello".
Sul borgo cinquecentesco veglia il santo patrono: San Ciriaco Abate.
Lo fa sul serio!
Un busto di bronzo di 7 metri, opera monumentale dello Zappino, è stata posta su
"u' Zaccano" o "u' Zaccaniello", uno sperone roccioso che austero svetta nel cielo sovrastante il centro storico.
Natura e uomo hanno creato un profilo, riconoscibile e visibile anche dalla vallata sottostante.
La notte una luce illumina la statua rendendola un faro di un porto di montagna; una stella che indica il cammino .
Nel mese di settembre Buonvicino si risveglia.
Le viuzze si affollano di fedeli e venditori ambulanti.
Il suono di organetti si frammista al vociare gioioso della festa patronale, al
cantilenante ripetersi delle preghiere delle funzioni religiose, al cadenzato e fervente
canto tradizionale che il 17 accompagna il santo alla grotta, luogo di ascesi spirituale per il giovane Ciriaco.
San Ciriaco è un concittadino oltre che santo, ed è ricordato amorevolmente sia nelle manifestazioni laiche che in quelle religiose.
Il territorio di Buonvicino è soprattutto campagna e numerose sono le contrade,
numerose le aree geografiche indicate con termini dialettali.
Terre fertili, che dal periodo medievale fino al 1800, furono sottoposte al
volere di diverse nobili famiglie.
Tracce del loro potere le si riconoscono ancora nel palazzo ducale del centro e in quello in località Lago.
Buonvicino è uno dei 32 comuni della Calabria compresi nel Parco Naturale del Pollino,
il parco naturale più grande d'Italia posto a cavallo tra Basilicata e Calabria nelle
province di Cosenza, Matera e Potenza. Prende il suo nome dal Massiccio del Pollino.
Dialetto, usi e costumi non potevano che essere l'espressione della fusione di diverse culture.
Credenze popolari, fede, saggezza contadina, le si ritrovano frammiste nei proverbi, nei modi
di dire, nelle "parmidie".
Il ricco passato ancora ci parla.
Nel gergo popolare arcaico, i luoghi abitati venivano chiamati "terre", le famiglie "fuochi" e
le persone "anime", parole che racchiudono il senso della vita,
del viaggio che dipanandosi nel tempo ha creato i legami di una grande famiglia che nessuna
guerra o carestia è riuscita a distruggere.
A Buonvicino si trovano l' ospitalità cordiale tipica di quella civiltà Ellenica,
lo spirito conviviale ereditato dai Romani, l'animo benigno dei contemplativi monaci Basiliani.