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Racconti

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ramingo:
per rompere il ghiaccio allego alla presente un mio racconto scritto un pò di tempo fa.
per il momento non detto alcuna regola per le vostre "pubblicazioni" ...  applicherei un approccio work in progress.
adesso però tocca a voi!


INTERVALLO

E lo sapevo che dovevo pulire il mouse prima di accendere il computer. Rimarrò fulminata o peggio, il mio amato/odiato strumento di torture e frustrazioni giornaliere, la mia Echo, un nome un programma, subirà le solite trasformazioni irreversibili dovute al folletto che abita nella tastiera, all’elfo del registro, al trojan di turno che ho scaricato con qualche @-mail, al nano della scheda madre. Tutte cose strane che periodicamente mi impegnano in lunghe telefonate con il Capo Master e che spesso si concludono con l’intervento di rattoppo del tecnico di casa, per tutti il Tecnoco. La penultima volta che ho tentato di dar vita ad Echo non si accendeva il monitor: mi son detta “Che ci sia qualche spiritello non ancora catalogato anche in questa appendice di Echo?”. Poi gira e volta, con la cornetta del telefono già in mano, non vedo che c’era la presa tirata? Ma allora ditemelo: c’è un simpatico nanetto di verde vestito che la sera non sa che fare ed organizza rave sotto la scrivania, ciò spiegherebbe anche tutto l’accumulo di schifose sozzure che vi raccolgono nel giro di una notte, oppure è Frankie che, con le sue zampine di coniglio, lascia i segni del suo inavvertibile passaggio, ricordandomi che tutto è precario, anche la mia sanità mentale.  - È inutile che mi stai alle spalle con quel ghigno stampato in faccia. Non ti vedo! - . L’ultima volta che ho spinto il tasto on mi è invece apparso uno di quei messaggi che ti fanno raggelare il sangue: scritte bianche su sfondo azzurro. Di solito non portano buone notizie. Stavolta parlano di un’installazione di un sw e\o hw che ha provocato un problema che ha indotto l’arresto di windows per impedire danni al computer. Bella storia: di quale nuova installazione stiamo parlando? Ho resettato. Adesso rifunziona, cioè per lo meno windows parte. Peccato che dopo un po’ appare un altro messaggio lapidario che dice “Attenzione il sistema è stato ripristinato in seguito ad un errore grave” e che mi ricorda che tutto è precario, anche l’equilibrio di Echo. Ho masterizzato il masterizzabile e continuo come se niente fosse. - E smettila di sbellicarti dalle risate. Io almeno ancora sono viva –. Ma guarda come cavolo è fatto un mouse. E quanto sudicio sudiciume si forma su rotelle e rotelline!
È rientrato qualcuno. Strano, non riconosco i rumori che distinguono il rientro di ciascuna delle mie coinquiline: rumore di chiavi nello svuota tasche per la Dharma, l’aprirsi della porta in fondo al corridoio per la Taylor, passo felpato e tintinnio di accessori fashion per Shela. C’è qualcosa che mi inquieta. La porta d’ingresso non viene richiusa. Rimango in apnea aguzzando l’udito. Sembro il gatto quando punta la tana della talpa.
Ma vedi che sfortuna proprio adesso doveva sfilarsi una delle zozze rotelline. Ohi ohi!? E chi la ritrova sul parquet? Eccomi in ginocchio sotto la scrivania. Da gatto a talpa nel giro di un secondo.
Qualcuno apre la porta della stanza. “ Là, meno male che sei tu! Mi aiuti che ho perso una rotella interna del mouse che più minuscola non potevano farla. Là? LaaaAAAHHH?!!??”. Una figura che sembra quella di un uomo avanza verso di me, barcollando. La sua pelle è livida, la bocca aperta. Sbava. È molto lento e impacciato nei movimenti. Meno male, perché io continuo ad urlare e rincattucciarmi sotto la scrivania. Sono invasa da una paura incontrollabile. Possibile che sia succedendo veramente? Non c’è dubbio: si tratta di un mostro, uno zombie, un non-morto, un orrore vomitato dai racconti di Lovecraft che tengo sul comodino. La sua lentezza è un’agonia, così non mi raggiungerà presto. Forse non mi troverà nemmeno. Non dimostra dimestichezza con il suo corpo. Deve essere un mostro da poco: non deve avere ancora ucciso nessuno. Sa solo di avere fame e che qualcosa nella stanza in cui è entrato lo sazierà. Bene, organizziamoci. Se scatto come un puma di montagna sulla sinistra riesco di certo a mettere il tavolo fra me e lui. E se tutto ciò che ho letto e visto sull’orrore che mi sta davanti, basterà fracassargli la testa per renderlo di nuovo un morto. Lo spingerò contro il muro usando il tavolo. Sì, ce la faccio. È un fantoccio cieco. Non ha tanta forza. I suoi occhi iniettati di sangue sembrano quelli di chi ha pianto tanto. Non mi fa più paura come prima. Però tremo ancora. Mi fa quasi pena. È a terra che, ripiegato su se stesso, si contorce come quello strano moscerino che ho trovato nel lavandino di cucina l’altro giorno e che ho salvato, tirandolo fuori dalla goccia d’acqua in cui stava annegando. L’ho osservato a lungo sul davanzale della finestra su cui l’ho posato: con movimenti inconsulti si metteva zampe in aria, si arrotolava su se stesso e poi passava affannosamente le zampe posteriori, più lunghe, sulle ali. Poi si rimetteva in piedi e cercava di spiccare il volo. Ma le ali ancora appiccicate sul suo corpo glielo impedivano. E allora ricominciava a ripulirsi. Ma lo faceva in modo così convulso che ho provato dolore per la sua inconsapevolezza. Deve provare lo stesso idiota dolore il tizio rantolante sul parquet della mia stanza. Prendo una sedia e gliela rompo in testa. I suoi movimenti si fermano di colpo. Gli occhi si spalancano oltre misura. Un liquido vischioso si spande silenziosamente sul pavimento. Mi torna in mente l’immagine dei polli sgozzati e mi rendo conto che un’arma appuntita e pesante, magari di acciaio, mi avrebbe fatto comodo. Sto ancora cercando di riprendere possesso dei miei pensieri e del mio corpo, quando un’altra presenza entra nella stanza. Stavolta sono più pronta: l’adrenalina scorre nelle mie vene. Facendo attenzione alla bocca che provoca l’infezione “zombizzante”, almeno così mi pare di ricordare, un morso e divento una di loro, due morsi o più e divento il loro pasto, la tiro dal braccio che stende davanti a se, proprio come se non vedesse, mentre l’altro lo usa per appoggiarsi al muro, proprio come se avesse difficoltà a stare in equilibrio sulle gambe. Mi chiudo la porta dietro le spalle e con furia cerco un’arma. Ah come vorrei avere l’ascia con cui spacca la legna l’Antoinette. È leggera, maneggevole e affilata. Ma in un appartamento che posso trovare di altrettanto allettante? Un coltello per il pane? Troppo flessibile. Un mestolo d’acciaio? Troppo leggero. Il coltello per le bistecche? Troppo corto di lama e di manico.  La mezzaluna? E chi l’ha mai avuta? L’amica è più sveglia del previsto. Sta per aprire la porta. Ancora un po’ e ci riesce. Le sbatto la porta contro con tutta la rabbia che mi è salita fino agli occhi perché non ho trovato un’arma decente. Poi me la richiudo dietro. Pensa, pensa, pensa. Cerca, cerca, cerca. Il matterello? Meglio di niente. Posso provarlo subito sul compare che fa capolino dall’ingresso. Un colpo teso e… vai! Funziona, ma non bene. Mi serve qualcosa di appuntito perché la calotta cranica è molliccia e le cose di legno, tipo la gamba della sedia e il matterello, tendono leggermente a rimbalzare e poi rimangono invischiate in quello che doveva essere il cervello. Ancora la testarda donnina riapre la porta. Stavolta la termino! “Donnina aspetta lì che adesso arrivo! Fammi cercare qualcosa di adatto. Guarda che non mi scappi!”. Pensa, guarda, cerca, pensa, guarda, cerca. Cerca, cerca ah-ah! Adesso si che ci siamo! Il martello: pesante perché un signor martello di una volta, piatto da una parte, bello appuntito dall’altra, vediamo che effetto ha! Riposa brutta testarda donnina! Chiudo la porta d’ingresso. Ho bisogno di fare il punto della situazione. Non è possibile, ma credo ci sia in atto una zombificazione. I tre “amici”, che spurgano a terra i loro liquidi umorali interni e quelli celebrali, non sono miei conoscenti. Non sono nemmeno i condomini dello stabile. Chi sono? non credo siano i soli. Temo si tratti di una zombificazione di massa. Solo lui può illuminarmi. Devo raggiungerlo immediatamente.
L’appartamento è in ordine. È tutto pulito e luminoso. Sfortunatamente all’ingresso l’inferriata non si chiude, sembra forzata. Sarebbe stato utile in caso di visite non gradite. In effetti, ora che ci penso, il fatto che l’ingresso sia preceduto da un pre-ingresso blindato, non mi sembra più un vezzo architettonico: sembra voluto proprio per fronteggiare una situazione come quella che mi si è presentata poco fa. Avanzo cautamente, stringendo il martello tra le mani. La stanza da pranzo è candida, sul tavolo c’è un tavolo con rose bianche. La luce e il tepore del giorno primaverile irrompono dalle finestre poste sulla parete alla mia destra. Per il dolore che mi genera la vista del salotto avvolto dalla penombra, mi dirigo verso la porta alla mia sinistra, una pupilla nera in tanto chiarore: un contrasto angoscioso. Finalmente trovo la sua canuta madre seduta nella semioscurità. “Dov’è lui?”, le chiedo portandomi davanti la poltrona dove sta seduta dando le spalle alla porta. Vedo, con dispiacere, che la signora di nero vestita si stropiccia le mani, piagnucolando tra sé e sé. “Lui non c’è”, dice con voce flebile. “Ma sta bene”. Pensa dunque che io sia venuta ad appurare se lui sta bene. Mi parla senza alzare lo sguardo. Mi parla come se… probabilmente è successo l’irreparabile. “È uscito”. È in casa spero soltanto che sia morto e non che… . “Non torna presto”. Ritorno sui miei passi e ripassando dalla sala da pranzo mi dirigo verso la porta della zona notte. Urto il tavolo e il vaso cade a terra. Si frantuma. Un corpo giace bocconi nel bagno. È il suo. Lo rigiro e due occhi rossi mi fissano. “Sarò uno di loro tra poco. Fuggi”. Il martello mi cade di mano mentre, fuori di senno, corro verso l’uscita. Peccato che l’unica via d’uscita sia un ascensore, un ascensore che ci mette troppo ad arrivare. FINE?

dark_lady:
brava rami molto bello complimenti, sei in gamba....io nn riuscirei a scrivere dei racconti boh nn so perchè

ramingo:
solo per dark riporto una filastrocca che tanto le è piaciuta...

A come Armatura
Bi come Bravura
Ci come Canaglia che con me viene in questura.
Di come Diamante
E come Elefante
Effe sei un Furfante che in galera finirà!
Per Gi c’è tanta Gente
Per Acca non c’è niente
Per I..mmediatamente alla Elle passerò.
Elle L’animale
Emme Meno male
Enne è Natale e tanti doni io avrò!
per O c’è l’Orco
per Pi c’è Pinocchio
per Q Questo marmocchio che stasera mangerò.
Erre come Roma
Esse some Strade,
di Tutte quelle strade che a Roma porteranno.
Uh che bella storia!
Vu Vi ho raccontato
Zeta ho tanto zonno
Ed a letto me ne andrò…
sotto le coperte
fanno le capriole
tutte le parole
ed un’altra storia inventerò.

e con l'occasione saluto le suore e le maestre della scuola materna.

 

dark_lady:
è TROPPO FORTE RAMI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
 

Massimiliano:
Bella ramì! :lol:

Però un consiglio, quando scrivi qualche storiella/filastrocca o altro, apri sempre una nuova discussione che così hanno più visibilità ;)

Cmq si forte!! :D

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