Buonvicino.net

Il Vino

Già dal XV sec. gli abitanti di Buonvicino si dedicavano alla produzione di vino e dell'uva passa.
La zona Destre (ormai abbandonata) era coltivata a zibibbo e ancora oggi si possono ammirare i resti di vasche di pietra e malta usate per la vendemmia.
Tutto il territorio, come una volta, è cosparso da ottime viti, dalle quali si produce un delizioso vino che tutti ci invidiano.
La vendemmia per la gente di Buonvicino è una festa: in questo giorno si ritrovano amici e parenti per dare un aiuto nella raccolta delle ottime uve.
Il tanto atteso raccolto costato un anno intero di faticoso lavoro, viene portato nei palmenti, dove verrà pigiato e spremuto.
Il mosto, lasciato a fermentare una notte, l'indomani sarà messo nelle grandi botti di rovere o castagno, che ognuno conserva nelle fresche e buie cantine.

Curiosità sul vino

Nella Genesi si legge che Noè, dopo il diluvio, piantò una vigna e scoperto il succo fermentato dell’uva ne bevve tanto da ubriacarsi. Addirittura si spogliò senza pudore nella sua tenda e si addormentò in una posa scomposta. Il figlio Cam se ne accorse e, deridendolo, andò a chiamare i fratelli affinché anche loro si divertissero ad assistere allo spettacolo. Ma Sem e Javet ebbero rispetto del padre e lo coprirono con un mantello. Quando Noè risvegliatosi dall'ebbrezza seppe del comportamento del figlio minore lo maledisse, insieme con tutta la sua progenie. Nel Rinascimento Michelangelo ricorderà l'episodio dipingendolo nella Cappella Sistina.
Se la leggenda attribuisce la nascita del vino alla biblica sbornia, la storia ci parla attraverso documenti che testimoniano la presenza della vite in Egitto e in Mesopotamia nel 1700 a.c. e già allora il vino veniva classificato per anno di vendemmia, tipo di vitigno, zona di origine e nome del produttore.
Nel 1000 a.C, il periodo di maggior diffusione del vino, apprezzato era il vino della Palestina, della Siria e della Grecia.
Lo racconta Omero nel VIII canto dell’Odissea, quando descrive il banchetto di Alcinoo in onore di Ulisse.
A Roma invece il consumo del vino diventò abbondante solo dopo le guerre puniche e la conquista della Sicilia e solo per gli uomini.
Leggi severissime impedivano alle donne di bere vino e di accedere al termopòlium (osteria).
Anche gli Etruschi amavano bere il vino e anche in compagnia delle loro donne.
Il vino prodotto fino al medioevo era una bevanda diversa da quella che conosciamo oggi.
La tecnica di conservazione della bollitura rendeva il vino denso, sciropposo, molto dolce e molto alcolico.
Per poterlo bere era quindi necessario allungarlo con acqua e aggiungere miele e spezie per ottenere un sapore gradevole.
Nel medioevo si sviluppano tecniche di coltivazione e produzione (ad esempio l'uso delle bottiglie di vetro e dei tappi di sughero) che arriveranno praticamente immutate fino al XVII sec ottenendo una stabilizzazione della qualità e del gusto dei vini. Da allora bere il vino non fu più una cerimonia, un rito da compiere con boccali sontuosi, e il vino è diventato un compagno di tavola.
Nel Rinascimento i più fini degustatori del vino sono Lorenzo il Magnifico, Raffaello, Michelangelo, Luca Signorelli (che accettò di affrescare il Duomo di Orvieto a patto che sul contratto di fornitura d’opera fossero inseriti la retribuzione e due boccali di buon vino), Caravaggio che dipinse "Bacco adolescente" con una maestria d'artista riesce a daredando al vino e all’uva una solenne esaltazione.
Quando il vino è buono diventa quasi una medicina e i suoi benefici effetti sono immediati: favorisce la digestione, migliora l’attività respiratoria in quanto le arterie si dilatano, ha un effetto diuretico, le vitamine in esso contenute sono importanti per l’efficienza fisica, contiene il tannino.