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Buonvicino
Anche San Ciriaco ha lasciato scritto che chiunque avesse visto quel piccolo borgo collocato al di sotto di un masso di pietra, si sarebbe stupito per la sua bellezza fino ad avere il batticuore proprio perché si potrebbe definire un paradiso terrestre...

immagine Buonvicino fu fondato verso la fine del XIII secolo dalla fusione e dalle sovrapposizioni di tre casali: Salvato, Tripidone e Trigiano.

Salvato si ergeva sulla parte destra dello "Stretto" (parte della via istmica non molto larga che conduce al Serapodolo), invece, nella parte opposta, era collocato Tripidone (dal greco "che ha tre piedi", infatti si trova fra tre alti rupi). Più lontano vi era Trigiano.

Questi tre casali erano spesso in conflitto tra di loro proprio perché Salvato e Tripidone avevano gli stessi usi e costumi, professavano la stessa religione giacché avevano stesse origini, ovvero greche, al contrario di Trigiano, che aveva origini romane; inoltre, Salvato e Tripidone avevano a disposizione uno spazio abbastanza limitato, costituito prettamente da boschi e montagne e quindi le uniche risorse erano la pastorizia e le attività boschive; invece Trigiano godeva di uno spazio vastissimo che comprendeva tutta la campagna di Buonvicino compreso il luogo ove era collocato il monastero dell' Abate Ciriaco.
immagine Gli abitanti di Tripidone e Salvato, quindi, spinti dalle fame erano costretti a recarsi presso Trigiano a saccheggiare il possibile.

Nel 600 d. C., in seguito alle persecuzioni iconoclastiche, giunsero nell'attuale territorio di Buonvicino i monaci basiliani, i quali fondarono tre monasteri: "Santa Maria" (poi rinominato "di S.Ciriaco") in località Scala, "S.Nicola" sotto Serra Pagano, e "di S.Pietro" in c.da S. Basile.

Quando l'imperatore di Costantinopoli Michele IV concesse all'Abate Ciriaco (come ricompensa per aver esorcizzato la figlia) il casale Trigiano, avvennero dei cambiamenti: S.Ciriaco permise agli abitanti di Salvato e Tripidone la coltivazione e il pascolo nelle sue nuove terre.
Gli abitanti dei tre casali capirono che abitare vicino al monastero o comunque insieme era conveniente e vantaggioso, e quindi, superate le ostilità che vi erano in precedenza, si stabilirono nelle vicinanze dell'abbazia, abbandonando i vecchi casali e facendo nascere così un nuovo borgo (sul finire del 1200), vivendo da "buoni vicini".

immagine Tuttavia, la storia di Buonvicino ha origini molto remote che risalgono addirittura ai tempi di Annibale, del quale si dice che percorse la via istmica (via che collega il Tirreno con lo Ionio, che a Buonvicino si estende dai valichi delle alte montagne fino ad arrivare alla foce del Corvino, passando per la valle del Serapodolo-Corvino).

Grazie alla posizione geografica strategica di cui Buonvicino gode, gli antichi greci si stabilirono in questi luoghi per sfuggire alle brutalità delle guerre.
Testimonianza di tutto ciò sono alcuni luoghi o edifici, situati in zone poste a quote più elevate, usati per l'appunto come vedette.
Nel centro storico ancora oggi si può ammirare il "Belvedere", un piccolo castello-fortezza che un tempo era detto "Piazza Castello", circondato da monti dai quali si vede il mare e dai quali, di conseguenza, si potevano avvistare i nemici che giungevano da esso.
Pochi metri adiacenti al "Belvedere" è situata la "Torretta", dal cui nome si può desumere la funzione ed importanza, poiché anticamente vi era una torre.

Durante la seconda guerra punica, le terre di Buonvicino furono percorse dai Romani, i quali vi approdarono con i loro accampamenti.
La presenza del dominio romano ha dato il nome ad uno stupendo monte, chiamato per l'appunto "Romano", che regala inevitabilmente il suo fascino a Buonvicino.

immagine Con l'avvento degli Aragonesi Buonvicino divenne feudo, ed entrò a far parte del territorio dei Sanseverino.
Quando il rappresentante più influente dei Sanseverino morì, fu accusato di aver partecipato alla congiura contro il re Ferrante d'Aragona, e le sue proprietà furono confiscate.
Sul finire del 1400 il territorio divenne proprietà dei Sersale, salvo poi ritornare in possesso dei Sanseverino (1495).
Nel 1606 il feudo venne venduto ai baroni De Paola, i quali, oltre a tartassare la popolazione attraverso imposte e dazi, imposero lo "Jus Primae Noctis": l'approvazione di un simile decreto, che equivaleva sostanzialmente ad una "tassa sul matrimonio", obbligava le donne appena sposate a trascorrere la prima notte di nozze con il signorotto locale.
I soprusi perpetrati nei confronti della popolazione portarono, come inevitabile conseguenza, allo scoppio della rivolta che ebbe come risultato la cattura e l'uccisione di quasi tutti i componenti della famiglia De Paola.

La famiglia Cavalcanti entrò in possesso del feudo nel 1806, poiché l'unica erede della famiglia De Paola portò in dote il territorio buonvicinese.
Nel 1812, per decreto dell'Impero Borbonico, il feudo di Buonvicino divenne comune.
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